13 dicembre 2006

LO STRANO NATALE

E così anche quest'anno il natale è arrivato.
E, anche quest'anno, ho esordito dicendo che non me ne frega nulla, che sono stanco di farmi "fregare" dagli ideali del consumismo per una festa che, in fondo, non mi appartiene.
Sono stanco di pagare tutto il triplo per un giorno di festa, soprattutto perchè con 5 fratelli, 7 nipoti, una ragazza fare dei regali diventa davvero impegnativo economicamente.
Quindi, "ragazzi quest'anno niente regali per nessuno, non faccio neanche l'albero" "ma si, hai ragione" "e poi i nipoti sono piccoli, giochi ne hanno tanti" "l'importante è stare insieme".
Eppure, nonostante siamo tutti d'accordo e anche il mio "nipotone" ha detto che non gli interessa l'importante è che il 24 sera sono a casa sua, mi girano enormemente le palle.
Mi ricordo di quei natali in cui, bambino, tornavo a casa e sotto l'albero, pieno di luci, c'erano i pacchi con i giochi ed i regali. Mi ricordo le ore passate a scartare e poi subito a giocare con i miei fratelli con i giochi nuovi. Per me i regali erano solo i giochi, avevano subito un motivo di esistere, i maglioni o altre cose non davano quell'immediato senso di calore, non ti permettevano di tirare a mattina dicendo "che fico", erano solo cose utili che avresti gradito con il tempo.

Insomma, nonostante io odi il "consumismo", trovi la pubblicità uno dei danni maggiori della nostra civiltà (a proposito, qualcuno dica al Papa che, invece di parlare sempre di aborto e eutanasia, parli anche dello scorretto uso della televisione e della radio, delle pubblicità immorali e dei finti bisogni generati dalla pubblicità - quelli si che, davvero, possono portare guerra nel mondo), nonostante il pensare che l'attuale Babbo Natale non è altro che l'invenzione della Coca Cola (ebbene si, il vero santa klaus è vestito di verde e non ha l'aria da rasserenante nonnetto vestito di rosso che ci propinano da tutte le parti) e che noi, in fondo, festeggiamo una festa cattolica di cui non condivido nulla.... bè, viva la faccia, comprerò qualche regalo ai miei nipoti, berrò vino e grappa e mi godrò i loro sorrisi sotto l'albero!

PS: non so se questo significhi che la pubblicità è troppo potente, tanto da farti sentire "inadatto" e "in colpa" se non compri qualcosa... per l'analisi pscologica del tutto, bè, alla prossima puntata

20 novembre 2006

BLOCCHI EMOZIONALI

Ho avuto la fortuna di conoscere, anni fa, una persona che si occupava di vegetoterapia.E una tecnica di psicoanalisi che vede il corpo e la mente come un tutt'uno, dove la libido non è solo di natura psichica ma energia realmente esistente (bioenergia).
Non ho la capacità di spiegare in termini scientifici questa tecnica, lascio ad ognuno il compito di informarsi.
Posso solo dire che questa nuova prospettiva sposta inevitabilmente l'interesse della cura non solo sulla psiche, ma anche sul fisico della persona.
Il nostro fisico reagisce, infatti, alle "pressioni" emotive con reazioni muscolari che determinano veri e propri blocchi muscolari corrispondenti a blocchi psicologici.
Ecco allora che si interviene in forma "fisica" (esercizi detti "actings") per sbloccare il blocco muscolare e, da esso, il blocco psicologico.Molti actings sono legati alla respirazione e alla emissione d'aria.
Ultimamente ho ritrovato, facendo yoga, molti di quei concetti (ovviamente partendo da punti di partenza completamente differenti) e nella meditazione.

Dopo questa doverosa introduzione, arriviamo a quello che volevo analizzare.
Partiamo dal fatto che io trovo questa indivisibilità corpo mente assolutamente consona al mio modo di pensare.
Ma ho iniziato ad analizzare dei modi di dire, quei modi di dire stratificati nel tempo che ripetiamo spesso solo per abitudine, senza soffermarci sulle parole.

E ho trovato come questi meccanismi, in modo "inconscio" fossero già "conosciuti".
Prendo in esame un poco di frasi.

Alcuni dei blocchi emozionali principali colpiscono a livello toracico, diaframmatico, addominale e cervicale.Ecco allora che, quando ci sentiamo particolarmente tesi, abbiamo il collo che ci fa impazzire e immediatamente riconosciamo il dolore al collo come dovuto allo stress o al nervosismo.
Oppure identifichiamo lo stare con le spalle molto rigide come una misura difensiva, che ci pone in modo "duro" contro i problemi (ho le spalle grandi).
Oppure identifichiamo chiaramente un blocco emozionale al centro del petto in una fase di stress o angoscia (mi sento un nodo in gola, un peso sul petto).
Oppure ancora identifichiamo chiaramente a livello viscerale uno stato di angoscia profondo (mi sento lo stomaco rivoltato, un peso sullo stomaco)
Noi identifichiamo inconsciamente come benefico il curare la respirazione (cosa quanto mai giusta) e sentiamo la mancanza e riconosciamo il potere del canto (canta che ti passa)Il canto, in effetti, distrae la mente ma impone anche una respirazione più sincopata e spesso più profonda.
Oppure riconosciamo il bisogno di urlare, per sfogarci, e il bisogno di "scaricarci".
Oppure ancora la tensione la avvertiamo così tanto da sentirci tutti incordati (sono teso come una corda di violino).
Insomma, giungo a conclusione di questo lungo, probabilmente noioso e, forse, inutile discorso.
Mi rendo conto che, per riconoscere l'importanza del mio "corpo" nei miei processi mentali ho avuto necessità di soffermarmi molto sulla cosa.

Ma mi rendo altresi conto che, in fondo, una tale conoscenza è, anche, inconsciamente radicata in me e nella mia memoria culturale.
Impariamo a rispettarci un poco di più, ad amarci un poco di più.Soprattutto noi figli dell'educazione cattolica, volenti o nolenti, siamo figli di una cultura che tende a dividere nettamente corpo e mente.
Ci insegnano a curare la mente, e mai il corpo.
A curare l'anima e non il suo contenitore.
In molti casi ci insegnano, addirittura, di mortificare il corpo per fortificare la mente.
Oppure la cultura moderna e modaiola ci insegna a rispettare il corpo solo come contenitore da mantenere bello per far colpo sugli altri, o per fare carriera.

Ora mi fermo, perchè non so neanche io dove andare a terminare il mio discorso.
Ma ci tenevo a condividere la mia riflessione ed i miei dubbi.

03 novembre 2006

IBATIS: PROBLEM MANAGING BLOBs


Avendo perso molto tempo per arrivare alla necessaria conoscenza per risolvere il problema, mi fa piacere condividere con voi le conclusioni, in modo che, in futuro, non dobbiate perdere anche voi tempo per un problema analogo.


Il problema è che, se si utilizzano i BLOB, la "conversione automatica" da byte[] a blob non funziona.
Pertanto, deve essere specificato il trattamento del BLOB sul file di configurazione di Ibatis.
In generale, si parla di CTH (custom type handler).
Ho dovuto cambiare versione dei jar di Ibatis per avere l'handler dei BLOB e dei CLOB.

Nel caso particolare, la modifica sul file di configurazione è la seguente:
<typeAlias type="com.ibatis.sqlmap.engine.type.BlobTypeHandlerCallback" alias="blobHandler" />
<resultMap id="preferences" class="com.daimlerchrysler.bdweb.entities.Preferences"> ......... <result property="exportTemplate" column="exportTemplate" typeHandler="blobHandler"/> ......... </resultMap> .............. <update id="savePreferences"> update preferenz set ......... exportTemplate = #exportTemplate,handler=blobHandler# ......... </update>

Vi è però un problema.
Utilizzando questo metodo, non mi stanno funzionando più in modo corretto gli "handler" già esistenti di default per Ibatis.
In questo caso, ad esempio, un boolean non viene trasformato automaticamente in char di 0/1.

Il problema, però, si aggira facilmente, in quanto:
1. ho si crea un CHT apposito (ci vogliono 5 minuti e si trovano esempi su internet)
2. oppure, nel mio caso, si trasforma un boolean in carattere all'interno del DAO.